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Wimbledon, alle origini del torneo più importante del tennis

Oggi nel tennis ci sono tantissimi tornei che si disputano ogni anno un po’ in ogni parte del mondo. Alcuni, però, sono più importanti di altri, e non solo per i punti messi in palio da Wta e Atp, ma anche per la loro storia che, in alcuni casi, supera il secolo di storia.

Ebbene, tra questi è praticamente impossibile tralasciare i quattro tornei del Grande Slam. Chiunque intraprenda un percorso all’interno del professionismo sogna di potervi giocare, se non vincerli, almeno una volta nella vita. Ma c’è un torneo che più di ogni altro rappresenta il Sogno con la lettera iniziale maiuscola e questo è Wimbledon, a detta di tutti, o quasi, il torneo tennistico per antonomasia che, non a caso, è anche quello più antico di sempre.

Quando è nato Wimbledon

Le sue origini, infatti, risalgono proprio negli stessi anni in cui fu inventato ufficialmente il tennis dall’ufficiale dell’esercito britannico Walter Clopton Wingfield che brevettò il gioco nel 1974. Una volta scaduto il brevetto, ecco l’intuizione da parte di un gruppo di persone del ceto medio-alto inglese che fino a quel momento si era interessato soltanto al croquet (l’allora All England Lawn Croquet Club): puntare sul tennis e non solo rimodulando il proprio nome in All England Tennis and Croquet Club, ma anche istituendo, nel 1977, quello che oggi è, per l’appunto, il torneo più antico della storia, Wimbledon.

In principio, però, non era previsto un tabellone come quello a cui oggi siamo abituati. Infatti, il campione uscente giocava direttamente la finale, mentre tutti coloro che ambivano alla vittoria del trofeo dovevano prima affrontare una competizione preliminare.

E così, dopo la vittoria di Spencer Gore, primo vincitore di Wimbledon della storia e primo giocatore ad utilizzare la volée, in una prima edizione che ebbe un notevole successo per l’epoca (200 spettatori paganti e 22 partecipanti), il torneo si svolse con questo particolare formato, al termine del quale fu Frank Hadow ad arrivare fino in fondo. In finale contro Gore, che ricordiamo non aveva giocato neanche un match come previsto dal regolamento, fu proprio lo stesso Hadow a spuntarla. E ciò grazie ad un’”arma” mai vista prima, il pallonetto, che servì a cogliere impreparato l’ormai specialista della rete Gore.

Nel 1879, Hadow decise di non difendere il titolo e così a vincere il torneo fu il sacerdote John Hartley, che bissò il successo anche l’anno dopo. Sempre nel ’79, fu introdotto il primo torneo di doppio maschile, mentre per vedere le donne bisognerà aspettare il 1884, con le sorelle Maud e Lilian Watson che furono le prime grandi interpreti femminili del tennis, con la prima che vinse due volte Wimbledon.

In campo maschile, invece, arrivò William Renshaw che ancora oggi detiene il record per aver vinto sei volte di fila i Championships. Vincerà anche il settimo ma soltanto qualche anno più tardi stabilendo un primato durato addirittura fino al 2000, quando fu Pete Sampras ad eguagliarlo prima di essere superato a sua volta da Roger Federer.

Per Renshaw ci sono anche cinque titoli di doppio conquistati con il fratello Ernest e insieme sono considerati tra i più grandi tennisti di sempre per esser riusciti a cambiare il gioco. Tuttavia, anche le storie più belle finiscono e così nel 1890 finì il loro dominio.

Al posto loro arrivarono i fratelli Doherty, con Reginald, il maggiore, che vinse quattro volte il torneo, mentre insieme ne vinsero ben otto volte riuscendo ad avere un grande impatto su tutto il movimento tennistico. In questi stessi anni si assistette anche ad un’internazionalizzazione sempre più crescente di Wimbledon, con l’All England Club che iniziò ad accogliere giocatori provenienti da tutti i paesi del mondo. Norman Brookes, australiano, fu il primo vincitore del torneo a non essere britannico. Poi arrivarono anche gli americani e dopo la ripresa post Prima guerra mondiale, arrivarono anche i francesi, con Suzanne Lenglen, alla quale oggi è dedicato uno dei campi del Roland Garros, che si impose per ben sei volte a Church Road.

Negli anni, Wimbledon ha accolto tennisti da ogni parte del mondo ed è qui che in molti sono diventati grandi. D’altronde, non si diventa per caso campioni Slam, ma per molti Wimbledon è il Torneo da vincere almeno una volta nella vita.

Prima abbiamo citato Sampras e Federer e a loro bisogna aggiungere Novak Djokovic che quest’anno ha la possibilità di eguagliare lo stesso svizzero. Nadal è fuori dai giochi per infortunio e quindi potrebbe esserci qualche possibilità in più per i talenti emergenti. Alcaraz e Sinner, che peraltro sono i protagonisti del poster ufficiale dell’edizione di quest’anno. Ma non andrebbero dimenticati anche due giocatori come Holger Rune, ormai top ten affermato, e Lorenzo Musetti che, nonostante debba ancora arrivare tra i primi migliori giocatori del mondo, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per raggiungere traguardi importanti nella sua carriera. Del resto, ne sono convinti in tanti, compreso il suo coach Simone Tartarini il quale, in un’intervista legata a Musetti, ha affermato che “quando esprime il suo tennis, vale i primi 7-8 del mondo”.